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Una delle ingiustizie dell’adulterio è che
quando paragoni il tuo amante a tuo marito l’amante non lo vedi mai in quelle
situazioni terribilmente squallide, mentre litiga per la verdura o fa bruciare
il toast o si dimentica di fare una telefonata o imbroglia qualcuno o si fa
imbrogliare da qualcuno. Tutte queste cose, secondo me, la gente le tiene
deliberatamente fuori dalle relazioni amorose. Sto generalizzando sulla base di
un’esperienza piccola piccola, siamo prossimi a zero. Ma penso che facciano
così. Perché se non lo facessero sarebbe un tormento. A meno che non ti attiri
l’idea di avere due scenari di conflittualità domestica e di passare dall’uno
all’altro in continuazione.
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È vero, con l’amante la vita di tutti i giorni
passa in secondo piano. La sindrome di Emma Bovary. Nel primo impeto della
passione di una donna, qualsiasi amante è Rodolphe. L’amante che le fa gridare
a se stessa: «Ho un amante!» «Una sorta di seduzione permanente» la chiama
Flaubert.
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Quel libro è il mio manuale.
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Qual è la parte che ti piace di più?
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Oh, le situazioni più tremende, naturalmente.
Quando lei alla fine corre da Rodolphe per chiedere soldi, quando lo supplica
di darle tremila franchi per salvarla e lui risponde: «Non li ho, cara
signora».
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Dovresti leggerne un po’ ad alta voce a tua
figlia, ogni sera, quando va a dormire. Flaubert è una buona introduzione agli
uomini, per una ragazza.
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«Non li ho, cara signora». Meraviglioso.
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Dicevo sempre ai miei studenti che non c’è
bisogno di tre uomini per passare attraverso tutto il calvario che percorre
lei. Di norma uno basta e avanza, sia nella parte di Rodolphe che in quella di
Léon e poi in Charles Bovary. Prima il rapimento e la passione. Tutti i
voluttuosi peccati della carne. Sua schiava. Totalmente stravolta. Dopo la
torrida scena d’amore nel suo castello, passi il suo pettine fra i capelli
eccetera. Un amore quasi insostenibile con l’uomo perfetto, che ha un modo
meraviglioso di fare ogni cosa. Poi, col tempo, il fantastico amante si erode e
si trasforma nell’amante di tutti i giorni, l’amante prosaico, e diventa un
Léon, nient’altro che uno scarpegrosse, dopotutto. Comincia la tirannia del
reale.