II° estratto

Pubblicato: 28 aprile 2009 in Lib(e)ri

 

        
La solita vecchissima storia: tradita dalla vita. Avevo
un’attrazione fatale per i donnaioli dotati di facoltà ipnotiche e così sono
diventata matta.

        
È un’accusa?

        
Solo se vuoi prenderla in questo modo. No, con te era
tutto nuovo, così nuovo che in realtà ero ipnotizzata da me stessa. Eccomi, nei
weekend, ancora rannicchiata nel mio pigiama Doctor Dentons sotto le coperte
nella mia camera da letto a Bedford, con le stesse ballerine nello stesso stipo
da quando avevo dieci anni, e poi, il lunedì pomeriggio, totale abbandono sopra
un anonimo letto in un’anonima stanza a un anonimo piano di un anonimo Hilton.
Era così intimo da farmi girare la testa: l’unica cosa familiare in tutto
l’hotel era la nostra carne. In un certo senso lo si potrebbe chiamare training
di base. E mi faceva paura, eccome. Per mesi ho sofferto d’insonnia. Quando
usavi la parola «amore» mi venivano delle terribili gastriti. Ma era eccitante,
d’accordo. L’amante che mi ascoltava, paterno. Un disilluso che si interessa a
un’innocente: situazione altamente educativa. Perlomeno in quell’Hilton nessuno
aveva pratica di omicidio.

        
Ti innamoravi di quelli che sparano al cuore.

        
Già, mercanti di sesso, fondamentalmente. La gang della
libidine. Non riuscivo a resistergli. Non sapevo come flirtare con loro. Non
sapevo come trattarli, in genere. È n argomento che abbiamo dimenticato di
trattare in quel seminario. E, naturalmente, ero come l’erba matta per quelli
che mi volevano e che io non volevo. Quello che mi faceva impazzire era il
fatto che c’era sempre qualcuno che mi correva dietro appassionatamente, mi
telefonava, mi inseguiva, mi inondava di inviti; e quindi, capisci,
fondamentalmente mi soffocava. E nello stesso tempo c’era l’amante assente,
quello che se n’era andato e se ne fregava, oppure faceva con me un sacco di
giochetti e io ci impazzivo un pochino, davo i numeri. Capita. All’inizio
andava tutto bene, ma l’errore è stato che la cosa si è ripetuta ancora e
ancora e ancora, e non sembrava che riuscissi a venirne fuori. Questa è stata
la mia nemesi. Questo è stato tutto.

        
Non hai mai avuto relazioni che non fossero così
pesanti, che fossero piacevoli e basta?

        
Più o meno.

        
E come sono andate a finire?

        
Mi annoiavo.

 

(Inganno – Philip Roth)

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